Svolta storica per colf e badanti: convenzione Onu per i loro diritti

L'Organizzazione internazionale del lavoro delle Nazioni Unite (Ilo) vara il testo volto ad assicurare dignità e parità di trattamento alle lavoratrici e ai lavoratori domestici. Vota anche l'Italia, ma ora serve la ratifica

di VITTORIO LONGHI

del trattato è stata votata da oltre i due terzi dei delegati della Conferenza, in cui sono riuniti ogni anno i rappresentanti dei governi, delle imprese e dei sindacati dei 183 Paesi membri. 

L'Italia ha votato a favore, ma "votare a favore non significa necessariamente che il paese
ratificherà nell'immediato", ha spiegato Manuela Tomei, direttrice del Programma condizioni di lavoro e occupazione dell'Ilo. In effetti il voto di ieri ha dato un'indicazione di supporto ai principi e ai valori contenuti nella norma, ma la sua ratifica e la sua ottemperanza dipenderanno dalla reale volontà politica di dare più tutele ai domestici.

La nuova Convenzione, infatti, è un trattato vincolante per gli Stati membri che lo ratificheranno e stabilisce che questa particolare categoria è titolare degli stessi diritti fondamentali riconosciuti agli altri lavoratori: orari ragionevoli, riposo settimanale di almeno 24 ore consecutive, un limite ai pagamenti in natura, informazioni chiare sui termini e le condizioni di impiego, nonché il rispetto dei principi e dei diritti fondamentali, tra cui la libertà di associazione e il diritto alla contrattazione collettiva.

Anche la Confederazione sindacale internazionale (Ituc) ha espresso grande soddisfazione. La segretaria generale, Sharan Burrow, ha chiesto all'Ilo di insistere sui governi affinché ora si impegnino a ratificare e applicare la Convenzione, a tradurla in legge. Senza una protezione adeguata, sostiene il sindacato, i domestici continueranno a vivere condizioni di lavoro disumane e repressive, alle quali si aggiungono gli abusi perpetrati dalle agenzie di reclutamento, salari al di sotto degli standard minimi o che addirittura non vengono corrisposti, assenza di protezione sociale, orari di lavoro eccessivi e le peggiori forme di lavoro minorile.

Il sindacato da tempo è impegnato in campagne contro le forme peggiori di sfruttamento dei domestici e contro il fenomeno della riduzione in schiavitù. Succede spesso, soprattutto agli asiatici che vanno a lavorare nei ricchi paesi del Golfo. Lo scopo di queste campagne è fare pressione sia sui governi dei paesi di destinazione sia su quelli di origine affinché regolino insieme la mobilità del lavoro, attraverso agenzie di reclutamento controllate e certificate.

 
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